Un Data Scientist con l’animo inquieto
“Non mi dimenticherò mai il primo viaggio in macchina verso Monaco, strada mai vista prima, macchina carica che neanche una famiglia di 5 persone in autostrada ad agosto mentre vanno al mare, e dopo la Svizzera a 90 km/h , Autobahn tedesca a 180.”
Ci racconti chi sei?
La mia vita ha da sempre visto molti trasferimenti, e quello all'estero ne è stata forse la naturale prosecuzione. Sono nato a Roma, ma ho vissuto a Belluno, fatto le elementari a Piacenza, dove ho preso un po’ di accento emiliano. Successivamente ho fatto le Medie e Liceo Scientifico a Montebelluna (TV), dove ho preso ancora un po’ di accento :D e poi università (Bocconi) a Milano, dove ho anche lavorato 3 anni in IKEA, prima in HR e poi in Marketing. Sono stati 3 anni cruciali per il mio sviluppo e ho avuto l'opportunità di incontrare persone fantastiche, capaci, che mi hanno ispirato molto e anche di lavorare a dei progetti bellissimi di cui vado molto fiero.
È appunto dopo questi anni, che nel 2019 ho deciso di andare fuori e scrivere un nuovo capitolo, e mi sono ritrovato a Monaco di Baviera, dove sono stato 3 anni, e dove ho capito meglio cosa volevo fare della mia carriera e di me come persona. Non mi dimenticherò mai il primo viaggio in macchina verso Monaco, strada mai vista prima, macchina carica che neanche una famiglia di 5 persone in autostrada ad agosto mentre vanno al mare, e dopo la Svizzera a 90 km/h , Autobahn tedesca a 180. Ho dormito 12 ore per recuperare lo stress.
Da lì sono stato un anno e mezzo a Lisbona per un Master che mi ha permesso di cambiare ruolo e lavorare come Data Scientist, lavoro che ho trovato a Düsseldorf, dove vivo ora da 2 anni.
Cosa ti ha spinto a intraprendere un percorso all’estero?
Motivazioni personali e ambientali... Non mi sono mai sentito realmente "a casa" da nessuna parte, e ho sempre voluto vedere cosa ci fosse "oltre". In più dopo l'erasmus ho sempre sentito una parte di me punzecchiarmi, e chiedermi "quindi quando andiamo via?".
Per quanto riguarda il lavoro, non mi sono sentito allineato al contesto lavorativo italiano, lento, un po’ retrogrado in termini di sviluppo e innovazione. Mi irritava anche il concetto di eccessiva manifestazione di "riconoscenza" verso l'azienda, dove ci si aspetta che il dipendente sia in ufficio più ore dell'utile per dimostrare di esserci, come per "ringraziare" di avere un lavoro. Questo non l'ho mai visto succedere in Germania.
Quali sono gli elementi fondamentali per costruire una carriera solida fuori dall'Italia?
Dato che il mio percorso non è la classica crescita verticale, bensì un processo di trasformazione, provo a dare il mio punto di vista su cosa ritengo sia fondamentale per vivere all'estero e cosa penso sia importante per una carriera in qualsiasi situazione.
1. fondamentale per vivere all'estero: impara la lingua locale, qualunque essa sia.
Quando vai all'estero di solito cominci a vivere da Expat, dove parli in inglese, lavori magari in inglese o una lingua non locale, stai con altri stranieri per la maggior parte. Secondo me questa situazione va bene per un po’ di anni, ma poi se vuoi rimanere in quel paese devi imparare la lingua. Amici del luogo, interazioni con le persone, con la Pubblica amministrazione, la ricerca della casa, TV locale, cultura locale, ecc.. tutti questi elementi passano dalla lingua locale. Per la mia esperienza, devi imparare la lingua e se senti che non ti piace, o che la soffri, o che non ti trovi con la cultura locale, cerca persone che te la facciano piacere, oppure chiediti se abbia più senso andartene. Se non ti identifichi almeno un po’ nel paese in cui vivi, non sono sicuro che sia il posto per te, quindi rifletti.
2. Importante per la vita e la carriera:
fatti un network importante fin da quando cominci, interagisci con le persone in ambiti simili o diversi dai tuoi, con cui trovi piacere nel stare assieme, perché i salti di carriera si fanno con i network, sia interni all'azienda o esterni.
Deve piacerti ciò che fai e devi essere consapevole delle opportunità che ci sono per te, per il tuo profilo in azienda e fuori. Se senti che quello che fai non e´ per te, vedi se valga la pena cambiare, ma non farlo troppe volte.
Fai qualcosa che ti piaccia e in cui tu sia bravo, perché eventualmente devi riuscire a portare risultati e per farlo deve piacerti ciò che fai e devi essere bravo/a a farlo.
Sii convinto/a nel manifestare le tue idee e mostrare i tuoi risultati, o passerai inosservato/a.
Come immagini la tua carriera nei prossimi anni?
A breve vorrei finalmente diventare manager e gestire la parte Data & AI dell'azienda dove lavoro. Come progetti personali voglio sfruttare queste esperienze per lavorare ad alcuni progetti personali. Ultimo ma non meno importante, spostarmi in una città e paese che possa chiamare "casa".
Qual è stata la sfida culturale più forte?
La riservatezza dei tedeschi, specialmente dei Bavaresi l'ho trovata particolarmente ostica, soprattutto se non parli la lingua.
Ho visto che mostrando loro che rispettavo il loro stile di vita, e parlando meglio il tedesco, hanno cominciato ad aprirsi di più e parlarmi di più. Poi se non sai come fare, sul serio offrigli di andare in un Biergarten e hai risolto.
Tre vantaggi concreti di vivere in Svizzera:
Rispetto per il lavoro, il tempo dentro e fuori il lavoro.
Possibilità di carriera e sviluppo molto frequenti e ben ripagate.
Sanità tendenzialmente gratuita e ottimi ammortizzatori sociali.
Qual è il cliché italiano che incarni di più?
"Gli italiani gesticolano, parlano tanto e sono passionali". Ho visto che noi Italiani siamo molto apprezzati all'estero, per il nostro modo di gestire la comunicazione e l'interazione con le altre persone. Ci trovano divertenti, ma anche gradevoli, e aiuta a rompere il ghiaccio. Aggiungo anche che per gli Italiani andare all'estero, anche come turisti sia quasi sempre magnifico, perché l'Italia piace davvero a tutti, e tutti ti ammirano per le bellezze che abbiamo e quando parliamo in Italiano, tendenzialmente a tutti piace un sacco.
Tu fai parte di IPN, come membro attivo. Ci descrivi il tuo ruolo?
Sono membro del Committee di Düsseldorf e Colonia e aiuto IPN social con il progetto Infobites
Cosa ti ha spinto ad unirti al progetto e cosa ti sta dando?
Innanzitutto ho trovato vincente il concetto di community e network a supporto degli italiani professionisti nel mondo, dove ci si possa scambiare informazioni, aiutarsi, partecipare a eventi e contribuire con la propria esperienza, in ogni senso. L'estrema libertà che ogni membro ha di creare e contribuire all'associazione. Come già detto il network è fondamentale per crescere e penso che IPN farà tante belle cose per molte persone e sono onorato di farne parte.
Mara Zatti
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