Da lettere straniere, a esperta d’arte moderna, per arrivare a una carriera come Lead in Customer Support
“Io non riesco a vedermi ferma e fissa in un posto; nel cambiamento ci sguazzo!”
Descrivi brevemente chi sei e da dove vieni.
Mi chiamo Anna, sono nata a Treviso e ho 37 anni. Vivo all'estero da quando ne avevo 23. Dopo essermi laureata in Lingue Straniere a Venezia, non appena ho avuto l'opportunità di assaporare la prima esperienza di indipendenza irresponsabile con l'Erasmus, non sono più riuscita a rimanere ferma. Treviso mi è sempre stata stretta, sia per le scarse opportunità offerte ai giovani, sia per una questione di apertura mentale. Con la laurea fresca in mano, sono partita con un biglietto di sola andata per Madrid, dove sono rimasta per ben 9 anni, con una parentesi di 8 mesi a Melbourne. A Madrid ho svolto i lavori più svariati: da assistente in una galleria d'arte, a cameriera, a insegnante di italiano, fino a quando ho trovato lavoro al Reina Sofia, nel punto di informazione. Essendo circondata da opere d'arte contemporanea di cui capivo ben poco il senso, ho deciso di riprendere gli studi e mi sono iscritta al master di storia dell'arte contemporanea. Purtroppo, le opportunità lavorative scarseggiavano anche in questo ambito, quindi ho deciso di trasferirmi nel nord Europa, prima ad Amsterdam e infine a Berlino, paesi con un'economia più solida e decisamente più opportunità. Nonostante il mio percorso di studi fosse interessante e comprendesse le mie due passioni principali, arte e lingue, non ha mai avuto uno sbocco lavorativo chiaro e definito. E così, come me, molti stranieri all'estero con conoscenze linguistiche ma con un bagaglio di studi vari, finiscono spesso per lavorare nel customer support. Infatti, è successo anche a me: un po' per fortuna e un po' per caso, ho iniziato a lavorare per HP ad Amsterdam e grazie a questa esperienza ho continuato nella stessa industria a Berlino, quando ho trovato lavoro da Formlabs, un'azienda di stampanti 3D, dove sono rimasta per 5 anni. Quest'ultima azienda mi ha permesso di crescere esponenzialmente: iniziando dal basso nel dipartimento del customer support, dopo 5 anni, promozione dopo promozione, sono arrivata a dirigere l'intero dipartimento, appassionandomi alla leadership e, ancora di più, alla gestione di grandi team di supporto di un prodotto tecnologico. Trovo affascinante la sfida di poter riuscire a far appassionare le persone a un lavoro apparentemente poco appetibile, ma fondamentale all'interno di un'azienda che vuole avere successo.
Cosa ti ha spinto ad iniziare un percorso all’estero?
Oltre alle motivazioni professionali descritte brevemente prima, c'è da dire che mi sono sempre spostata per amore, usando la scusa di seguire il cuore. Le relazioni magari poi sono finite, ma io sono sempre rimasta. Ogni paese ha le sue regole, ma i passaggi più o meno rimangono gli stessi (conto in banca, registrazione di un indirizzo, contratto di lavoro...). Una volta imparati, non sembra più così stressante spostarsi da un paese all'altro. Dipende anche dalla personalità di ognuno: io, per esempio, non riesco a vedermi ferma e fissa in un posto; nel cambiamento ci sguazzo, ma capisco chi ne è spaventato. Sicuramente non avrei trovato le stesse opportunità di crescere e svilupparmi professionalmente in Italia, specialmente nella leadership.
Secondo te qual è la ricetta per un percorso di successo all’estero?
Sicuramente conoscere le lingue aiuta, ma si possono imparare sul posto. Ecco, se tornassi indietro, sceglierei un percorso di studi diverso, molto più orientato a uno sbocco lavorativo pratico. Essere nel posto giusto al momento giusto può fare la differenza, ma bisogna essere pronti a spostarsi, perché le opportunità non si presentano a chi sta fermo. Ho collezionato anche io molti insuccessi: interviste di lavoro non andate a buon fine, lavori che non portavano da nessuna parte o semplicemente brutte esperienze. Ma tutto dipende da come siamo capaci di reagire e trovare sempre qualcosa di utile da imparare in ogni situazione; non è mai tempo perso, anche se può sembrarlo. Quello che ho notato lavorando con molte altre nazionalità è che noi italiani abbiamo una buona cultura del lavoro; viene apprezzata la nostra responsabilità, creatività e positivismo, quindi bisogna farne sicuramente un punto di forza.
Quali sono i tuoi progetti futuri e come vedi la tua carriera evolversi nei prossimi anni?
Vorrei rimanere in questo ambito lavorativo, manager di customer support teams, acquisire un po' più di esperienza in svariate aziende e poi concentrarmi sull'educare a mia volta chi vuole diventare manager. Credo che la figura del leader sia molto sottovalutata. A meno che uno non sia fondatore del proprio business, tutti hanno un manager a cui devono fare riferimento e spesso se ne sottovaluta l'influenza che questa persona può avere sull'umore o sulla crescita professionale e personale di ogni individuo.