Luca Mastrorocco
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Sapersi muovere nel modo giusto: la ricetta per stare meglio

“Quando ho visitato il Giappone, ho capito che fuori c’era letteralmente un mondo da scoprire!”

Cosa ti ha spinto ad iniziare un percorso all’estero?

Fin da quando ero piccolo sognavo di andare all’estero, forse per via della musica o del fatto che Taranto non offrisse poi molto. Il percorso che avrei fatto probabilmente sarebbe stato diverso se non fosse stato per il Giappone. Quando ho visitato il Giappone, ho capito che l’Italia aveva poco da offrirmi, mentre fuori c’era letteralmente un mondo da scoprire, culture diverse, persone diverse e opportunità infinite.

Personalmente, nel momento in cui ho messo piede fuori dall’Italia, ho capito che non sarei mai potuto tornare indietro. Sono passati circa 20 anni da quel giorno.

Naturalmente, trasferirsi all’estero non è stato affatto semplice. Nei primi 2 anni ho evitato categoricamente altri italiani, volevo conoscere persone di culture diverse dalla mia. Sono riuscito a creare legami con coreani, giapponesi, taiwanesi, danesi, francesi e così via, parlando solo giapponese (tutti evitavamo di parlare inglese per imparare meglio la lingua). Questo “melting pot” iniziale mi ha fatto capire che all’estero dovevo muovermi in modo diverso. Ero fuori di casa, fuori dal mio ambiente naturale, e dovevo adattarmi a quello che mi arrivava, non viceversa.

Negli anni, rimanendo comunque in contatto con alcuni amici in Italia, ho capito che purtroppo l’Italia avanzava con il freno a mano tirato, mentre all’estero potevo progredire velocemente sia a livello professionale che personale. Dopo 4 anni in Giappone, ho completamente staccato tutti i ponti con la mia vita passata in Italia, rimanendo in contatto solo con un caro amico d’infanzia.

Vivere all’estero, spostandomi ogni 3-4 anni, mi ha fatto anche perdere amicizie fantastiche. Ho capito che trovare legami duraturi poteva essere difficile. Per circa 15 anni della mia vita all’estero, ho evitato di avere troppe cose con me, perché volevo essere sempre pronto a partire, a seguire una nuova opportunità. Poi qualche anno fa, ho conosciuto la mia attuale moglie e ora possiamo chiamare Berlino “casa”, anche se in futuro probabilmente vorremo trasferirci in Spagna.

Secondo te qual è la ricetta per un percorso di successo all’estero?

La ricetta perfetta per un percorso di successo è: avere ambizione, creare un network di persone su cui puoi contare e non fermarsi se si cade.

All’estero ci sono un mondo di opportunità. Bisogna però sapersi muovere. Andare all’estero per fare la stessa vita che si faceva in Italia, soffrendo, non ha senso. Se ci si muove, bisogna farlo per stare meglio, per vivere meglio.

A differenza dell’Italia, molti dei posti in cui ho vissuto premiano la voglia di fare e l’essere intraprendenti. A Berlino, non ho mai dovuto fare la “gavetta”. Nella mia prima esperienza qui come intern, mi hanno affidato la responsabilità di aprire e crescere il mercato italiano, da solo, e dopo qualche mese anche quello in Giappone. Ricordo ancora quando ero lì da pochi mesi e mi chiesero di preparare una presentazione aziendale in giapponese. Passai tutto il w.e. a lavorarci su, ma alla fine ce la feci con discreto successo. Questo è uno dei tanti esempi che potrei raccontarvi che mi ha fatto capire sin da subito, che se fossi stato pronto a mettermi in gioco e uscire dalla mia "comfort-zone", avrei potuto avere grandi opportunità di crescita.

Naturalmente, non è tutto oro quel che luccica, e bisogna sempre stare attenti. Berlino, ad esempio, ha visto un boom di startup negli anni pre-Covid, che ha portato molte aziende a crescere velocemente, senza avere né le infrastrutture adatte né i manager adatti a gestire il personale. Io ci ho messo un po’ a capire come muovermi, ma una volta prese le misure, si può fare davvero tanto.

Quali sono i tuoi progetti futuri e come vedi la tua carriera evolversi nei prossimi anni?

Sicuramente l’obiettivo principale è quello di far crescere REPLUG. Noi siamo un’azienda “remote-first” e stiamo puntando ad espanderci assumendo persone sparse per il mondo. Nel lungo termine, vedo REPLUG espandersi in nuovi mercati, sfruttando nuove tecnologie, diventando un punto di riferimento globale nel mobile app marketing. 

Allo stesso tempo, con il mio business partner, abbiamo altri tre progetti in parallelo che ci aiutano a pensare in grande.

Il primo progetto è quello di far avanzare il mondo del mobile marketing in Italia ai livelli di altri mercati, con un'iniziativa che è nata già da tempo ma che abbiamo faticato a far decollare: Mobile Marketing Italia. Con questo progetto ci proponiamo di creare un network locale e internazionale, oltre a organizzare eventi mirati sull’app marketing.

Il secondo progetto riguarda lo sviluppo di app mobile in modo trasversale. Abbiamo già iniziato e cerchiamo di portare avanti questa iniziativa in parallelo con REPLUG, essendo un’estensione delle attività dell’agenzia.

Il terzo progetto è ancora in fase di preparazione, ma stiamo lavorando all'aggiunta di un prodotto alla nostra agenzia. Questo ci permetterà di non essere esclusivamente un’azienda di servizi e ci consentirà di crescere in modo ancora più veloce.

Alberto Vaccari

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