Da Treviso a Seattle, seguendo un proprio credo: ci vuole coraggio, coraggio e ancora coraggio!

Ci racconti brevemente chi sei?

Nato in provincia di Venezia e cresciuto a Treviso, ho studiato Economia a Ca’ Foscari, e più recentemente alla Harvard Business School. Sono entrato nel mondo dell’hotellerie quasi subito dove ho sviluppato la mia carriere in ambito HR, Selezione, Formazione, sviluppo Risorse Umane.

Dopo 10 anni il cambio di settore e l’approdo in Nice, all’epoca una media azienda in fortissima crescita, che aveva bisogno di strutturare una funzione Risorse Umane che supportasse l’espansione del gruppo. Dopo altri 10 anni, mi è  stata offerta l’opportunità  di spostarmi in USA e seguire le aziende del gruppo in Nord America con una responsabilità più ampia.

Dal 2019 vivo a Seattle con mia moglie Daniela e i nostri figli Martina ed Elia di 18 e 13 anni.

Cosa ti ha spinto a intraprendere un percorso all’estero?

Cercavo una nuova sfida professionale, ed ho avuto la fortuna di trovarla senza dover cambiare azienda.

Quali sono, secondo te, gli elementi fondamentali per costruire una carriera all’estero?

Principalmente 3 : Coraggio, Coraggio e ancora Coraggio.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi progetti e come immagini la tua carriera nei prossimi anni?

Il progetto professionale in Nord America è  ancora straordinariamente vivo e coinvolgente, immagino di rimanere qui ancora qualche anno. Poi, forse un rientro in Europa.

Qual è stato il momento in cui ti sei sentito più orgoglioso della tua carriera?

Dopo i primi 3 anni in USA quando sono arrivati i risultati del lavoro fatto con tutto il team, non era scontato.

Qual è stata la sfida culturale che ti ha colpito di più appena trasferito? E come l’hai superata?

Soprattutto le relazioni tra persone, noi Italiani abbiamo aspettative differenti e a volte dobbiamo semplicemente accettare che non è  possibile trovare quello che vorremmo.

Quali sono i tre principali vantaggi di vivere nel paese in cui risiedi?

I vantaggi di vivere in USA si possono riassumere in “più spazio, meno burocrazia e ancora tante opportunità”.

Qual è il cliché italiano che senti di incarnare?

A tavola parlo e commento sul cibo che sto mangiando, di quello che ho mangiato e quello che mangerò.

Mara Zatti

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