Da un’azienda friulana a Dublino, per cercare nuove possibilità lavorative e soddisfare la voglia di cambiamento
In famiglia mi hanno sempre chiamato “figlio del vento”, per via della mia irrequietezza e voglia innata di “stare in giro”, con le persone più disparate
Ci racconti chi sei in tre frasi?
Come mi ha sempre chiamato mia madre “figlio del vento”, per via della mia irrequietezza e voglia innata di “stare in giro”, con le persone più disparate. Voice of the office”. Da buon italiano, sono sempre stato riconosciuto per il mio tono di voce forte e distintivo; se sono in ufficio al terzo piano, te ne renderai conto appena entrato alla reception Cerco di vivere con una filosofia di “autonomia e responsabilità", vivo in maniera flessibile, ma sempre facendo riferimento ad una bussola morale sviluppata negli anni.
Cosa ti ha spinto ad iniziare un percorso all’estero?
Un combinato disposto come per molti altri connazionali. Ma nello specifico una conversazione - con il senno di poi - molto onesta con il CEO della mia prima azienda Friulana. Alla mia domanda diretta riguardo alle potenziali prospettive salariali e di carriera nel breve periodo, mi rispose che non avrebbe potuto darmi alcuna sicurezza. Poco dopo dissi di sì all'offerta che mi stava aspettando da una multinazionale del software a Dublino.
Secondo te qual è la ricetta per un percorso di successo all’estero?
Credo dipenda dal settore, ma se dovessi generalizzare alcuni elementi sarebbero:
Curiosità, verso la citta/paese dove ti trovi sia in senso geografico che culturale. Oltre che nell’altro: ti troverai spesso a relazionarti con modi di vivere, pensare e comunicare diversi dal tuo: cerca di conoscere la persona, prima di incagliarti in stereotipi di provenienza.
Resilienza o per dirla con un termine meno hipster, adattabilità. Credo che come italiani questo tratto ce l'abbiamo nel sangue. Specie nel settore dove lavoro il cambio è una costante o quasi un dogma. La capacità di poter sempre essere se stessi a livello personale e professionale indipendentemente dalla città, paese e tipologia di azienda diventa fondamentale per “tenere botta” nel lungo periodo.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi progetti e come immagini la tua carriera nei prossimi anni?
Domanda complicata, sicuramente mi vedo costruire una vita all’estero per almeno la prossima decina d’anni se non di più. A livello professionale sto notando che la mia personalità si sposa con aziende in crescita nella fascia tra scale up ed enterprise, quindi mi piacerebbe avere altre occasioni di costruire questo tipo di strutture. Inoltre, con IPN ho trovato un progetto che mi appassiona non solo a livello lavorativo, e quindi spero di poter dedicare i prossimi anni a costruire ed aiutare la comunità, oltre che ad imparare un nuovo skillset che mi potrà essere utile in futuro.
Tu sei membro attivo di IPN, con il ruoli di Country Lead Olanda e City Lead Amesterdam. Cosa ti ha spinto a far parte di IPN?
in IPN ho per il momento un ruolo ambivalente di Country Lead Olanda & City Lead Amsterdam. Il mio focus attuale si basa su 3 elementi trainanti:
Costruire un team operativo IPN Olanda che si possa occupare di temi quali organizzazione eventi, communications, arte & cultura e aiuto professionale
Strategie di community building, specie lato leadership italiana in aziende multinazionali presenti in loco.
A livello piu global sono coinvolto nella definizione ed execution del nostro modello di sponsorship, la cui mission è collegare aziende, brand, ed istituzioni italiane alla realtà IPN per creare sinergie ed occasioni di supporto finanziario e non.
Cosa ti ha spinto ad unirti al progetto e cosa ti sta dando?
Era già da qualche anno che stavo cercando di incanalare la mia energia e “voglia di fare” in qualcosa che non fosse solo prettamente professionale. Con Alberto Vaccari ci conoscevamo già da qualche anno e avevamo parlato di temi quali italianità all’estero e percorsi sostenibili di carriera fuori dalla madrepatria. Quando mi ha ricontattato a Dicembre 2024 e presentato la visione di IPN, mi ci sono trovato subito per il tipo di associazionismo moderno ed “open by design”. Il progetto mi sta permettendo innanzitutto di conoscere molti italiani/e validissimi sia a livello personale che professionale, oltre che poter sentire di essere parte di qualcosa di più grande. Inoltre, nonostante tutte le sfide che gia ci stiamo trovando ad affrontare, sento che l’esperienza mi aiuterà ad affinare competenze prima non troppo esplorate, come il community building, l’organizzazione eventi e disegno-esecuzione di strategie.
Mara Zatti
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